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CARLO DOLCI
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CARLO DOLCI
(Firenze, 1616 – 1686)
Martirio di Sant’Andrea, 1644-46 ca.
Olio su tela, cm. 124 x 99
Il dipinto è accompagnato dagli expertise: Prof. Sandro Bellesi, Prof.ssa Mina Gregori, Prof.ssa Silvia Benassai e Prof. Giuseppe Cantelli. A sue volte l’attribuzione è stata confermata con relative pubblicazioni mostre: dal Prof. Pierluigi Carofano, Dott. Emilio Negro, Prof. Franco Paliaga, Dott.ssa Anna Bisceglia e Dott.ssa Silvio Bruno.
PROVENIENZA:
• Collezione [con buona probabilità secondo il parere del Prof. Giuseppe Cantelli] di Carlo Corbinelli (Firenze XVII secolo), posseduta oggi da Andrea del Rosso, come citata dal Baldinucci (G. Cantelli, Repertorio della pittura fiorentina del Seicento, 1983, 2009)
• Collezione Europea
• Collezione privata Siciliana.
PUBBLICAZIONE:
• Sandro Bellesi, in Studi sulla pittura e sulla scultura del ‘600 - ‘700 a Firenze, Firenze 2013, pp. 60-61, fig. 41(come replica Autografa);
• Valori Tattili. Numero ¾ Gennaio-Dicembre 2014. Ferdinando di Cosimo III de’ Medici, Gran Principe di Toscana, e Violante Beatrice di Baviera, Atti del Seminario di Studi Firenze, Biblioteca degli Uffizi, 25 Gennaio 2014, Felice Editore, San Giuliano Terme 2015, Stampato da Badecchi & Vivaldi, Pontedera 2014 (Copertina Iniziale);
• Francesca Baldassari, in Carlo Dolci. Complete Catalogue of the Paintings, Firenze 2015, pp. 157, n. 60 (come copia);
• S. Bellesi, Silvia Bruno, in Carlo Dolci, Catalogo della mostra monografica (Firenze, Galleria Palatina, 30 giugno – 15 novembre 2015) a cura di Sandro Bellesi, Anna Bisceglia e Mina Gregori, Livorno, 2015, pp. 33-55 e pp. 202-205, n° 20, fig. 7 (come replica Autografa);
• A. Maggio, in I MITI E IL TERRITORIO nella Sicilia dalle mille culture. L’Influenza di Caravaggio e dei Fiamminghi nella pittura meridionale, catalogo mostra (Salemi, Castello Normanno-Svevo, 9 agosto – 25 ottobre 2015) a cura di ranco Paliaga, Pontedera, 2015, Bandecchi Vivaldi, pp. 96-99, n° 29 (come replica Autografa);
• Cambi Casa d’Asta - Milano, in Fine Art Selection, Milano, Palazzo Serbelloni, 18 novembre 2015, pp. 107-109, Asta 245, lotto 116 (come replica Autografa);
• G. Cantelli, in I MITI E IL TERRITORIO nella Sicilia dalle mille culture. L’Arte e la sua Contemporaneità: dai Caravaggisti ad Oggi, catalogo mostra (Mazara del Vallo, Collegio dei Gesuiti, 8 luglio – 24 settembre 2017) a cura di Franco Paliaga e A. Maggio, Marsala, 2017, Lab_04 Editore, pp. 84-85, n° 15 (come replica Autografa);
• A. Maggio, in L’ARTE E LA SUA CONTEMPORANEITÀ nella Sicilia Barocca, catalogo mostra (Mazara del Vallo, Complesso Civic Center, 21 dicembre 2018 – 6 gennaio 2019) a cura di Andrea Maggio, Marsala, 2018, Lab_04 Editore, pp. 30-35 (come replica Autografa);
• M. Gregori, in L’ESPRESSIONE DELLA BELLEZZA. Connubio tra passato e presente nell’arte figurativa, catalogo mostra (Marsala, Palazzo Fici, 23 aprile – 5 maggio 2019) a cura di Andrea Maggio, Marsala, 2019, Lab_04 Editore, pp. 40-41, n. 10 (come replica Autografa);
• M. Gregori, in INEDITA QUADRERIA. Catalogo generale dei dipinti della collezione di Intermidiart di Andrea Maggio, catalogo a cura di Andrea Maggio, Marsala, 2021, Lab_04 Editore, pp. 28-29 e copertina (come replica Autografa);
• S. Bennasai, in IL BAROCCO E NOTO, catalogo mostra (Noto, Convitto delle Arti Noto Museum, 7 aprile – 29 ottobre 20123) a cura di Pierluigi Carofano, Napoli, 2023, Mediatica World Compafny Ideas, pp. 36-37 (come replica Autografa);
• S. Bennasai, in I GRANDI MAESTRI DEL BAROCCO E CARAVAGGIO, catalogo mostra (Mondovì, Piemonte, ex Chiesa di Santo Stefano, 14 dicembre 2023 al 01 maggio 2024) a cura di Pierluigi Carofano, Piemonte, 2023, Piemonte Musei Srl, pp. 36-37 (come replica Autografa).
ESPOSIZIONE:
• Salemi, Castello Normanno-Svevo, I Miti e il Territorio nella Sicilia dalle mille culture. L’Influenza di Caravaggio e dei Fiamminghi nella pittura meridionale, a cura di Franco Paliaga, 09 agosto – 25 ottobre 2015;
• Milano, Palazzo Serbelloni, "Fine Art Selection", 14 novembre – 18 novembre 2015;
• Mazara del Vallo, Complesso Monumentali del Collegio dei Gesuiti, I Miti e il Territorio nella Sicilia dalle mille culture. L’Arte e la sua Contemporaneità: dai Caravaggisti ad Oggi, a cura di Franco Paliaga, 8 luglio – 24 settembre 2017;
• Mazara del Vallo, Complesso Monumentali Civic Center, L’Arte e la sua Contemporaneità nella Sicilia Barocca, a cura di Andrea Maggio, 21 dicembre 2018 – 6 gennaio 2019;
• Marsala, Palazzo Fici, L’espressione della bellezza. Connubio tra passato e presente nell’arte figurativa, a cura di Andrea Maggio, 23 aprile – 5 maggio 2019;
• Noto, Convitto delle Arti Noto Museum, IL BAROCCO E NOTO, a cura di Pierluigi Carofano, 7 aprile – 29 ottobre 20123;
• Mondovì, ex Chiesa di Santo Stefano, I GRANDI MAESTRI DEL BAROCCO E CARAVAGGIO, a cura di Pierluigi Carofano, 14 dicembre 2023 al 01 maggio 2024.
Il dipinto (olio su tela 124 x 99 cm.) in esame, è stato studiato indipendentemente dalla Prof.ssa Mina Gregori, Prof. Sandro Bellesi, Prof.ssa Silvia Benassai e Prof. Giuseppe Cantelli, che hanno ricondotto la tela all’attività del pittore Carlo Dolci con comunicazione scritta al proprietario.
Interessante e finora inedita acquisizione al catalogo di Carlo Dolci, l’opera è una replica autografa di una delle composizioni più note del pittore, ovvero il Martirio di Sant’Andrea conservate rispettivamente presso la Galleria Palatina a Firenze (con la dimensione di 122 x 99, firmato e datato 1646 e documentato nella collezione Gerini a Firenze) e nel Birgmigham Museum of Art (con la dimensione di 115 x 91, firmato e datato 1643). L’autografia, che a chi scrive sembra plausibile per la qualità del dipinto, è stata messa in dubbio dalla Baldassari.
Egli nacque a Firenze il 25 aprile 1616, morto ivi il 17 gennaio 1686. Allievo di Jacopo Vignali, dimostrò una rara precocità, dipingendo a undici anni alcune teste di santi, ed eseguendo a sedici un attento ritratto di un Bardi (Firenze, Pitti) e un altro di Frà Ainolfo dé Bardi (presso il conte Bardi) di larghezza e prontezza mirabili. Dedicatosi alla pittura religiosa, specialmente da camera o da cappelle domestiche, preferì soggetto di pietà, ed eseguì Madonne lacrimose, santi e sante leziose, in busto e in mezza figura, scene di martirio melodrammatiche, abbandonandosi a una fattura tutta minuzie, e sfumature languide, e morbidezze accarezzate, quasi per reazione alla bravura messa di moda dal Sustermans; e usò di un colorito vago e soave, ma con ombre livide nelle carni, che gli derivarono dal Vignali. Onde una celebrità, continuata fin quasi ai nostri giorni, ma superiore al suo merito artistico, fatta eccezione per alcuni altri pregevolissimi ritratti, quali quelli di Vittoria della Rovere (Firenze, Pitti) e quello di Sir Thomas Baines (prop. Finch a Burley-on-the-Hill), celebre fisico che accompagnò a Firenze l’ambasciatore Sir John Finch. Visse sempre in patria, nonostante i ripetuti inviti a corti straniere; e solo nel 1672 s’indusse a recarsi per qualche mese a Innsbruck per ritrarvi Claudia Felicita, nipote di Cosimo II de’ Medici, che andava sposa all’imperatore. Tutto dedito a pratiche religiose, eseguì una quantità innumerevole di dipinti, coadiuvato dalla figlia Agnese e da numerosi discepoli, che ne ripeterono le composizioni in repliche disseminate ovunque, e che rendono difficile lo sceverare l’opera del maestro da quella della bottega.
Come ci documenta il Baldinucci (ed. Ranalli V., p. 347) il Dolci aveva dipinto tre versioni di questo soggetto: una per il marchese Gerini (Palazzo Pitti); una per il senatore fiorentino Paolo del Sera (generalmente riconosciuto nella versione del Museo Birmingham); e infine, una terza versione per Carlo Corbinelli6 (quest’ultimo, per alcuni studiosi considerata perduta). Le storie, pur di diversa grandezza, avevano la stessa invenzione e vi era raffigurato, nelle vesti di un soldato armato (forse il centurione), Raffaello Ximenes, pittore allievo del Vignali. Il dipinto presenta l’autoritratto del Dolci sotto la mano destra del Santo; la tipologia di numerose figure deriva da Tiziano, Elsheimer e Rubens. Sono pochi le opere realizzate dal pittore in cui vi siano tanti personaggi. Lo Heinz (1960) vede nel particolare uso del chiaroscuro un riflesso del Furini; il Marangoni (1951) e il Del Bravo (1963) sottolineano l’alto livello poetico e l’accurata spartizione del colore in tre zone divise da ombre; il Mc Corquodale (1973) trova nell’ambientazione, reminiscenze cinquecentesche, e nel trattamento ricercato delle stoffe, l’influenza del Sustermans e del Pourbus, suo maestro. È una delle opere più belle del Dolci, in cui alla perizia tecnica si accompagna un non comune senso plastico.
Il ritrovamento di questo dipinto – secondo l’opinione della Prof.ssa Benassai – conferma la particolare fortuna ottenuta da questa invenzione, tra le più riuscite del Dolci, pittore che, al pari di molti artisti dell’epoca, ha reiterato i dipinti di maggior successo, come nel caso della celebre Madonna del giglio, nota in più redazioni autografe, tra le quali quella acquistata a Firenze dal celebre pittore François-Xavier Fabre e adesso conservata presso l’omonimo museo di Montpellier.
Interessante, altresì, appare notare la felice orchestrazione compositiva caratteristica del dipinto: un’invenzione, dunque, di particolare riuscita, dove l’acribia usata nell’indagine del dato naturale – si vedano gli splendidi dettagli delle unghie sporche del manigoldo chinato a fissare la croce o delle foglie delle piante in primo piano – si coniuga con il ritmo armonioso dei gesti dei personaggi, in un esito che a dispetto della drammaticità del soggetto, comunica al riguardante la serenità come di un attimo sospeso e senza tempo.
Secondo l’opinione del Prof. Bellesi, l’opera, selezionata su un’esclusiva gamma cromatica ricca di preziosi effetti di smalto accentuati con suggestioni dai magnetici e vibranti passaggi di luce e ombra, presenta una scena religiosa indagata con poetica sensibilità interpretativa e formulata con un gusto descrittivo di timbro dichiaratamente scenografico. Protagonista di quest’accorato “teatro sacro” è Sant’Andrea, uno dei dodici Apostoli, molto venerato negli edifici di culto fin dalla prima età cristiana. Pescatore in Galilea e fratello di Piero, il santo, le cui vicende biografiche si desumono soprattutto dagli apocrifi Atti di Andrea del III secolo poi ripresi nel Medioevo nella Leggenda aurea di Jacopo da Varazze, compì viaggi in Scizia, Grecia e Asia Minore, dove, oltre a diffondere la parola di Dio ai pagani, compì miracoli, risanando soprattutto gli infermi e scacciando i demoni da abitazioni e città. L’accanita lotta contro l’idolatria e i falsi Dei e il mancato rispetto delle leggi sacre romane decretarono, in tarda età, la morte dell’apostolo, condannato alla crocifissione dal governatore di Patrasso.
L’elevato livello qualitativo del dipinto è attestato, secondo i pareri degli studiosi7, dall’alto tenore stilistico, per la minuzia descrittiva dei dettagli e per smagliante gagliardia delle tinte, mai riscontrabili nelle copie contemporanee o più tarde riferibili alla scuola dell’artista. Anche la resa coloristica è elevata, dalle riuscite rifiniture dei costumi, dall’inserimento di particolari preziosi, quali lo stendardo sulla destra, come accartocciato da un’improvvisa folata di vento, e dalla magnifica resa dei panneggi, plasticamente modellati sulle anatomie dei protagonisti. Forte è il contrasto tra il cielo di un azzurro sfumato e la Croce che vi si oppone. I rossi diffusi in varie tonalità rappresentano l’altra costante del dipinto.
Ritornando alla rappresentazione della scena, che si svolge sullo sfondo di un’imponente quinta architettonica, è illuminata da una luce diffusa, zenitale, che si disparte da un’apertura tra le nubi e, attraverso il cielo terso, bagna uniformemente ogni elemento della narrazione. Lo schema compositivo utilizzato appare di particolare efficacia: notevole rilevanza assume l’imponente croce, centro focale della scena, bilanciata dalla sapiente orchestrazione delle figure e dall’inserimento delle architetture che occupano la parte destra del dipinto, creando come uno sfondo uniformemente bruno su cui risalta il raffinatissimo blu di lapislazzuli della veste del Santo contrappunto cromatico al più chiaro azzurro del cielo.
Per la Prof.ssa Gregori, così come per il Prof. Cantelli, la sua autografia è confermata in considerazione dell’esecuzione che non presenta caratteri di copia, sia nella libertà della conduzione, che nello spessore variato delle pennellate. La strabiliante qualità pittorica, l’esclusiva selezione cromatica, la raffinatezza dell’impaginato scenico e l’analitica definizione delle figure – quasi bloccate in un’istantanea fotografia – consente di poter assegnare l’opera al catalogo autografo di Carlo Dolci, protagonista indiscusso della grande stagione artistica del Seicento Fiorentino, tuttora molto apprezzato a livello internazionale.
A rafforzare la conferma attributiva sostenuto dagli storici, infine, abbiamo di recente sottoposto la tela a un cauto intervento di pulitura presso il gabinetto di restauro del Dott. Salemme (Imola) dove, opportunatamente, si è limitato alla rimozione dello sporco superficiale e un’applicazione di un leggero film opaco che ha perfezionato la leggibilità dell’opera, destabilizzata da una vernice troppo brillante applicata nel restauro precedente. Inoltre, da un’indagine fotografica agli infrarossi, le figure risultano integre, nonostante – i precedenti restauri – la tela ha subito un appiattimento del colore e della sua craquelé dopo una foderatura, forse, eseguita con la tecnica della tavola calda (uno dei motivi che ha indotto la Dott.ssa Baldassari a respingere la sua autografia, ritenendolo probabilmente una copia). Studiando la tecnica pittorica che denota varie sovrapposizioni cromatiche, analizzando la preparazione (costituita da gesso e colla animale) e osservando la tramatura della tela, si è potuto costatare che l’opera sia seicentesca e di alto livello. Per ulteriori conferme, abbiamo sottoposto la tela all’attenzione di altri restauratori e studiosi, anch’essi di ugual parere (cit. Andrea Maggio).
BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO:
C. Del Bravo, “Carlo Dolci, devoto del naturale”, in «Paragone», 163, 1963, p. 35; C. McCorquodale, “A Fresh Look at Carlo Dolci”, in Apollo, XCVII (1973), 135, pp. 477-488; C. McCorquodale, “Aspects of Florentine Baroque Painting”, in Apollo, CLI (1974), pp. 208 s.; M. Gregori, “A Cross-section of Florentine Seicento Painting: the Piero Bigongiari Collection”, ibid., pp. 225 s.; C. McCorquodale, “Some Paintings and Drawings by Carlo Dolci in British Collections, in Kunst des Barock in der Toskana”, München 1976, pp. 313-320; Marco Chiarini, La terza versione del “Martirio di s. Andrea” di Carlo Dolci, in Paragone, XXIX (1978), 337, pp. 90; C. McCorquodale, “Painting in Florence 1600-1700”, exhibition catalogue, London, Royal Academy, 20 January – 18 February 1979; and Cambridge, Fitzwilliam Museum, 27 February - 28 March 1979, pp. 44-66, Cat. 25; G. Cantelli, “Repertorio della pittura fiorentina del Seicento”, Firenze 1983, pp. 69-75; M. Gregori, “Carlo Dolci e la pittura sacra, in Atti del Convegno La pittura sacra del Seicento e il Sassoferrato”, San Severino Marche 27 sett. 1986; Cantini Ed., “Il Seicento Fiorentino”, Firenze 1986, Palazzo Strozzi, 21 dicembre 1986/4 maggio 1987, a cura di Mina Gregori e Piero Bigongiari, Vol. Pittura, pp. 434-459, Vol. Biografie, pp. 81-83; M. Gregori e E. Schleier, “La Pittura in Italia: Il Seicento”, Ed. Electa 1988, saggio Mina Gregori “La Pittura a Firenze nel Seicento”, pp. 251-295, fig. 433; F. Baldassari, “Carlo Dolci”, Torino, 1996, pp. 83-86, nn. 49-51; con bibliografia precedente; M. Gregori, “Uffizi e Pitti. I dipinti. Gli artisti. Le scuole”, Librimoderni, Firenze 2000, pp. 367-371 e 410-413, n. 544 (ill.fig.pag.410); M. Chiarini e S. Padovani, “La Galleria Palatina e gli Appartamenti Reali di Palazzo Pitti Catalogo dei Dipinti”, Firenze 2003, Vol. I, pp. 198-199, tav. 134; Vol. II, pp. 144-145, n. 220; S. Bellesi, “Catalogo delle pitture fiorentine del ‘600 e ‘700. Biografie e Opere”, Firenze, 2009, I, pp. 133-136; con bibliografia precedente; Silvia Benassai, “Onorio Marinari. Pittore nella Firenze degli ultimi Medici”, Firenze, 2011; Sandro Bellesi, “Studi sulla pittura e sulla scultura del ‘600 – ‘700 a Firenze”, Ed. Polistampa, Firenze 2013, pp. 60-61, fig. 41; F. Baldassari, “Carlo Dolci. Complete Catalogue of the painting”, Ed. Centro di, Firenze 2015, pp. 154-157, nn. 58-60; S. Bellesi, A. Bisceglia e M. Gregori, “Carlo Dolci”, Catalogo della mostra dal 30 giugno – 15 novembre 2015, Firenze Galleria Palatina, Livorno 2015, pp. 33-55, fig. 7, saggio Silvia Bruno, Cat. 20, pp. 202-205.
Bedingungen: | Angemessen |

